ZN (NO³)²

Incisioni a acquatinta e tecnica mista, dimensione ambiente, 2008

Frammenti d’identità fissati sullo zinco tramite la morsura ad acquatinta.

ZN (NO³)², codice d’identità

Utilizzando vecchie fototessere, sono stati incisi su lastre di zinco, con la tecnica della morsura ad acquatinta, i volti di alcune persone. Le identità, infatti, possono essere colte nell’attimo che le consegna per sempre all’eterno: è quanto accade a questi volti inconsapevoli, sottratti alla storia che nascondono, e che vorrebbero raccontare. Nella loro “fissità mobile”sembra vogliano liberarsi dall’immanenza a cui sono invece intimamente legati. L’opera, nel suo complesso, acquisisce il titolo dalla formula chimica che scaturisce da un incontro momentaneo, quello che si realizza tra gli elementi e le persone.

Matrice e stampa, opere impresse l’una nell’altra

La matrice metallica diviene anch’ssa opera d’arte, nel momento in cui si sottrae al meccanismo di riproducibilità seriale tipico della stampa. La morsura ad acquatinta, infatti, trattiene l’inchiostro nei segni incisi sul metallo, impedendo di fatto che dalla singola matrice possano essere generate più impronte. L’incontro tra matrice e stampa suscita così un cambiamento irreversibile in entrambe: la carta assorbe l’impronta della matrice e assume, trattenendola, l’aspetto che le è stato impresso dalla lastra. Quest’ultima, a sua volta, si cristallizza, riflettendo la stampa che ha generato. In questo mistico avvicendamento di processi di procreazione e morte, le lastre matrici (una ventina, circa) assumono quindi una identità autonoma soltanto grazie al proprio parto sacrificale.

In ambiente

Se per le stampe ricavate dalle matrici ad acquatinta sono sempre stati scelti spazi espositivi interni, le matrici metalliche sono invece state accolte all’interno di una performance dedicata all’incisione realizzata nei castagneti presso Grizzana Morandi e documentata con foto e video. In questa suggestiva location, le persone che avevano volontariamente messo a disposizione le proprie fototessere per la realizzazione delle incisioni ad acquatinta sono state invitate a compiere una “processione” fino al cuore del bosco, dove l’artista aveva preventivamente allestito uno scenario ad hoc, dipingendo con la calce spenta le cortecce di alcuni alberi. Come in una sorta di “rituale alchemico”, la calce richiamava lo spegnersi della morsura e allo stesso tempo diventava innesto per l’opera su un terreno nuovo, disinfettando la pianta che avrebbe ospitato l’opera. Ad ogni persona ritratta è stato infine chiesto di legare la propria icona al fusto che più le corrispondeva.